Lushnja – Scuola di poesia
da Shpend Sollaku Noé
Ad un certo punto, Pasternàk, nel suo famoso “Dottor Zivago”, scrive più o meno: “nessuno ama la poesia come un russo!” Spiacente, grande Borìs, ma si vede che non sapevi nulla di Lushnje.
Quale Lushnje? Siccome questo pezzo é destinato ad una versione on-line, cerchiamo ad aiutare Te, o il navigatore di villaggio di Kakonkanya congolese, o di Miami americano, quello di Atqasuk, della strada Tikigluk che parlano in inukitut, ad Alaska, di Pietroburgo russo e, perché no, anche i Huaorani di Tarangado dell’Amazonia ecuadoriana.
É semplice trovare Lushnje: -vai su www.google.com;-cerca google maps; -clicca sul primo risultato: www.maps.google.com; -nella barra sopra il tasto “cerca nella mappa” digita: “Albania” e poi “Lushnje”; -scegli sulla cartina fra le varie visualizzazioni possibili: mappa, satellite, ibrida e puoi conoscere questa strana città, meticcio di tradizioni culturali e tanti ex campi di lavoro. Solo in questa ottica puoi capire come mai i lushnjaresi amavano così tanto la poesia: forse perché sognavano troppo la libertà, perché niente di più che la poesia li poteva aiutare a sognare, perché niente più che la poesia li poteva far sentirsi liberi. E siccome questa non é una favola ma ne ha tutti gli ingredienti di essere una tale, ti trovi dentro in una storia con re, moschettieri e semplici soldati che sognano la carriera, con re abusivi e re costretti ad abdicare, che poi la libertà fa ritornare sul trono.
Cominciamo con il re costretto ad abdicare? Si chiamava Faslli di cognome Haliti, nato sognatore, cresciuto come poeta, stella di provincia che comincia a brillare sul capitale Tirana, tra lucci e invidia all’inizio, per poi finire sotto il mirino della gelosia del re abusivo che si chiamava Partito e di cognome faceva Dittatura. Il re Partito non poteva tollerare la nascita di una tale autorità, che la gente amava, che i giovani adoravano, che i poeti imitavano, perché faceva sognare cose proibite, perché ha osato a trovare macchie nel sole, perché intorno a lui si stavano radunando i primi moschettieri.
Si chiamavano Visar Zhiti, Fatbardh Rustemi, Sherif Bali e altri. Nuovi soldati cominciavano a corteggiare il re Haliti, che crescevano intorno a Lui accumulando esperienza, imparando dal re che fare il poeta non era un mestiere comodo, anzi, era una scelta cosciente verso illusioni senza fine, verso sofferenze e disillusioni cocenti. Lushnje era diventata ormai una vera e propria scuola di poesia, la quale, come tutte le scuole che si rispettano, aveva il suo precursore Faslli che insegnava con i suoi sorprendenti versetti di trovare la poesia tra la gente e scriverla in modo tale da essere assorbita e amata dalla gente.
Ha subito condanne Haliti, ma come nelle vere favole e tornato re come prima.
A quel punto i suoi discepoli erano diventati tanti: chi moschettiere, chi principe e chi forte per essere sostituto del re quando il tempo lo richiederà. Nelle redazioni di Tirana e poi del mondo si vedevano e poi si sentivano a casa loro i vari Bujar Xhaferri, Gëzim Hajdari, Jozef Radi, Ferdinand Laholli.
E una nuova generazione di altri poeti sta crescendo.
Tutto questo nella clima artistica di una città che ha fatto nascere anche tanti prosatori di alta qualità come il poliedrico Lazër Radi, come Halil Jacellari e Vath Koreshi, drammaturghi come Loni Papa, e la più grande cantante albanese di tutti i tempi Vaçe Zela.
Vedendo il numero di artisti, poeti e scrittori importanti per numero di abitanti, Lushnje deve avere un Guinness dei primati.
Ma questo forse sarà un altro argomento da scrivere per questa città fiabesca.
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Cituar nga Shpend Sollaku – Noè
Bravo Shpend!
Nderim për të gjithë këta shkrimtarë e njerëz të artit që ti i përmend!
Lushnja është vërtet për Guinness, për numrin e artistëve që ka nxjerrë për numër popullsie. Eshtë ndër të parët qytete që mori për dore poetët e shkrimtarët e rinj dhe i drejtoi në udhën e letërsisë bashkëkohore. Një meritë e veçantë i përket poetit Faslli Haliti, i cili pagoi haraçin e së resë që plot kurajo e futi në krijimtarinë e vet.