Realismo socialista [Wikipedia]
Nel secondo dopoguerra con la presa di potere da parte del partito comunista e di Enver Hoxha, si sviluppa il realismo socialista: scrittori e intellettuali sono chiamati a indottrinare le masse e la letteratura diventa uno strumento politico e gli oppositori finiscono nelle carceri. Manca il confronto con le altre letterature europee.
Molti altri scrittori furono tacitati dal regime:
Lasgush Poradeci: vissuto a lungo in Romania scrive poesie di natura sentimentale e pubblica due raccolte entrambe censurate e viene dimenticato.
Gaspër Pali: altro poeta obbligato al silenzio. Ha lasciato un libro mai pubblicato.
Lazër Radi: laureato in giurisprudenza a Roma, poeta e traduttore di Platone e di scrittori serbo-croati, ha trascorso 46 anni tra carcere e campi di concentramento.
Petro Marko: autore di Asta la vista, romanzo che tratta il tema dell’amore, ha passato la vita tra casa e prigione.
Viktor Qurku: è sparito senza lasciare traccia.
Visar Zhiti, autore di versi pubblicati sui quotidiani alla fine degli anni settanta, viene condannato a dieci anni per “agitazione” a causa della poesia L’altro solo. Uscito dal carcere nel 1987 dopo la caduta del regime, addetto alla cultura dell’ambasciata albanese a Roma, anche ministro della cultura del’Albania, ha scritto tanti libri di poesie e romanzi.
Fatos Lubonja, arrestato in seguito al ritrovamento di suoi versi contro il regime resta in carcere dai 23 ai 40 anni e pubblica in seguito il Diario di un intellettuale in un gulag albanese, prodotto dell’ esperienza dei lavori forzati, che gli è valso il premio “Moravia” per la letteratura straniera nel 2002.
Dhimitër Xhuvani e Faslli Haliti, finiscono in campi di rieducazione ideologica, mentre Lazër Shantoja, Havzi Nela, Genc Leka, Vilson Blloshmi, Trifon Xhagjika furono fucilati.
Numerosi intellettuali furono costretti all’esilio:
Ernest Koliqi: con l’avvento del comunismo giudicato una spia fascista, scappa a Roma dove insegnerà alla Sapienza fino la morte. Scrive molto e cura traduzioni.
Arshi Pipa: in esilio negli Stati Uniti, pubblica una raccolta di poesie albanesi.
Martin Camaj: in esilio prima in Jugoslavia e poi in Germania, compie ricerche sui dialetti italo-albanesi.
Bilal Xhaferri: anche lui esule e dopo morto negli Stati Uniti.
Gëzim Hajdari: vive nel Lazio e scrive poesie sia in italiano, sia in albanese. Nel 1997 ha vinto il premio “Montale”.