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E martë, 24 Dhjetor, 2024

Scrittori Italiani in Albania degli anni ‘30 Dr. Lazër Radi

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Scrittori Italiani in Albania degli anni ‘30

da Dr. Lazër Radi

Come in tutti i campi, in quello politico, economico, sociale, scientifico e culturale, abbiamo avuto un attimo di sospensione, dico un attimo per non dire una eternità, perché quest’attimo è durato mezzo secolo, tanto quanto è durato la lunga e tenebrosa notte del comunismo albanese.
Come punto di riferimento per la nostra cultura e la nostra letteratura moderna rimangono sempre gli anni ‘30, il periodo aureo per la fioritura delle nostre belle lettere.
Anche nel campo delle traduzioni, gli anni ‘30 tengono il primato non solo per la quantità ma ancor più per la qualità delle traduzioni.
Nel 1932, il lettore albanese ha in mano il primo volume: “I Grandi Poeti d’Italia”, tradotto in albanese dal nostro insigne poeta Ernesto Koliqi. In lui c’erano le poesie di Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso, con la prefazione del nostro grande Poeta Padre Giorgio Fishta (Gjergj Fishta). Questa traduzione fu accolta con molta benevolenza sia dai lettori sia dalla critica letteraria.
Nel 1936, Koliqi pubblicò il secondo volume dei “I Grandi Poeti d’Italia” con poesie di Parini, Monti, Foscolo e Manzoni. Come vedete, il nostro lettore aveva già in mano il fior-fiore della poesia italiana. I nostri giovani erano già in grado di competere con i loro coetanei e colleghi italiani.

Ernest Koliqi (1903-1975)
Ernest Koliqi (1903-1975)

Koliqi non si fermò qui! Continuò a tradurre il terzo volume della poesia italiana, il quale per varie ragioni non fu mai pubblicato. Però molte poesie e frammenti di Leopardi, Carducci, Pascoli e d’Annunzio videro luce nelle varie riviste dell’epoca e specialmente nel volume “Manuale della lingua Albanese” di Padre Fulvio Cordignano.
Il secondo volume fu presentato dal suo maestro ed insigne albanologo Carlo Tagliavini, mentre la critica è stata fatta dal nostro gran poeta lirico Don Andrea Mjeda (Ndre Mjeda) nella rivista “LEKA”. Koliqi ha tradotto in albanese anche Diego Valeri ed Enrico Grassi. Koliqi era un gran poeta traduttore perché non era cosa facile dare un colorito albanese a dei versi come quelli di d’Annunzio:

Sulle soglie del bosco/ non odo parole che dici umane
ma odo parole più nuove/ che parlano gocciole/ e foglie lontane…

Di quegli anni ’30, è anche la traduzione in albanese dell’opera di Collodi “Pinocchio”. Come dice nella prefazione il traduttore Cuk Simoni, si trovava a Bari, passeggiando per la città, si fermò davanti alla vetrata di una libreria. Tra gli altri libri vide anche “Pinocchio” che lo guardava fisso. Poi disse di portarlo con sé in Albania perché si sentiva affine con i bambini albanesi. La traduzione è fatta sì bene e sì perfetta da sembrare come se Collodi l’avesse scritto in albanese.
Un altro libro che solleticava i sogni della gioventù degli anni ’30, era anche “Il Cuore” d’Edmondo de Amicis. Con Marco anche noi facevamo il triste viaggio “Dagli Appennini alle Ande”. Cercavamo di trovare il mistero di quest’attrazione: era l’amore dei nostri grandi traduttori che spargevano sul loro lavoro e che ci faceva leggere senza prender fiato.
“I Promessi Sposi”, un altro capolavoro della letteratura italiana cominciò di Alessandro Manzoni  a parlare in albanese, e parlar bene quasi come in italiano.
Negli anni tristi del comunismo un mio compagno di scuola Dr. Pasquale Gjeçi (Pashko Gjeçi) – osò far parlare in albanese il padre della lingua volgare, il grande Dante Alighieri. I tre volumi della “Divina Commedia” sono un gioiello della cultura italiana e mondiale che adornano oggi le nostre biblioteche.
Un altro mio amico, Guljelm Deda, mentre eravamo confinati in un campo di concentramento a Lushnja, con la pazienza di Giobbe e con le massime privazioni, tradusse in albanese il voluminoso libro di Torquato Tasso “Orlando Furioso”, che non vide mai la luce della pubblicazione.
Mi dovete scusare perché il trattare di un simile argomento mi avrebbe richiesto parecchio tempo e consultazioni. Soltanto, per non rimaner “muto”, mi sono sentito obbligato di tirar fuori quello che ancora rimaneva vivo nei miei ricordi e nella mia fatica di perseguitato politico…
Tirana il 15 Maggio 1992

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